venerdì 16 ottobre 2009

PRIORITA'


Riporto l'ultimo post del Blog "L'Alzheimer degli altri", che ha focalizzato molto bene il livello di disattenzione verso "l'Epidemia silente":


"PRIORITA'

Il burqa. Non è giusto ma riguarda una minoranza, una percentuale esigua, almeno qui da noi. L'intolleranza omofobica. Un'altra ingiustizia, anche se non da cifre pandemiche.

Ingiustizie, certo. Pericolose, certo.

Il fatto è che c'hanno insegnato che i numeri contano. Allora ci dovremmo quantomeno irritare se per l'Alzheimer ("l'epidemia silente", giusto?) non si legifera con sollecitudine nonostante il crescente numero di malati...500.000 in Italia, (e la stima è per difetto). Una piaga sociale molto democratica che può contagiare etero, gay, tolleranti, intolleranti, islamici integralisti, cristiani. La malattia è trasversale, come dovrebbe essere la politica di fronte ad emergenze come questa. Da anni un problema sociale d'ineludibile soluzione.

Aggiungiamoci poi che accanto al malato di demenza, col tempo, s'ammala gravemente anche il Caregiver (non perché lo dico io, ma perché è comprovato da studi). I numeri raddoppiano. Oplà. Bisogna fare i conti, no? Così non mi stupirei se tra un calcolo e l'altro uscisse fuori che quanto viene risparmiato sull'assistenza agli anziani, (organizzando corsi per Caregiver e volontari per sorreggere quel prezioso, insostituibile e incrollabile pilastro che è la famiglia), in realtà lo si esborsa dopo, per curare il Caregiver. Chemio, radio e quant'altro."

Maria Grazia



Commenti

#1 15 Ottobre 2009 - 19:14


Le priorità, spesso, sono tali a seconda del punto di vista, e quando questo viene stabilito da una classe dirigente, “le azioni fatte intendere come prioritarie” non sempre corrispondono ai bisogni reali dei cittadini.

È una verità storica, mai come in questi anni, dove è sotto gli occhi di tutti la disattenzione alla dimensione sociale da parte della "politica", a fronte di un costante impegno “autoreferente”.

Gli esempi che hai fatto, burqa e omofobia, passano attraverso il punto di vista, con un’ottica distorta, di una gran parte della classe dirigente, di quella che spesso può decidere.

Per forza di cose diventano priorità: sul burqa, perché c’è dietro tutta la storia della “lotta al terrorismo”; sull’omofobia la questione è un po’ più complessa.

Comunque sia, è profondamente ingiusto che grandi o piccoli che siano i numeri di cittadini che condividono la stessa difficoltà, si debba vivere sempre una sorta di guerra dei poveri. Come sappiamo questa è una vecchia strategia di chi “gestisce”.

Se oggi ti permetti di dire: “ma questo è un diritto”; “è una questione di giustizia sociale”; “mi è stato negato un diritto”, poco ci manca che non ti ridano in faccia, come se la colpa fosse tua, e solo tua, nell’esserti trovato in quella determinata situazione di profonda difficoltà, e non sei capace di uscirne.

E questo, è quello che viviamo noi Caregiver, quando intorno ci si crea il vuoto, solo perché forse, potresti chiedere aiuto.

Della “malattia del Caregiver”, nessuno ne parla.

Del fatto che “non intervenire oggi” equivale al collasso del sistema sanitario di qui a poco, chi lo deve sapere lo sa, ma danno l’idea di essere come “paralizzati”.

Luigi

1 commento:

  1. Ciao, grazie per la citazione del post.
    Il discorso del "poco ci manca che ti ridano in faccia in faccia" è verissimo. È la faccenda dell'assistenzialismo: sei quello che non ha pudore e non si vergogna di pesare sulla collettività...Si confonde l'assistenza con l'assistenzialismo, la malattia cronica devastantemente invalidante con il parassitismo. Le nostre sono le lamentazioni di gente che non vuol darsi da fare. Di tanta sollecitudine, ad esempio per dirimere i dubbi una volta per tutte sull'ambiguità interpretativa di quei due decreti legge riguardanti le integrazioni alle rette per le case di riposo, io non ho avuto notizia. Burqa e omofobia fanno più presa, hanno più urgenza. Che le contribuzioni possano essere illegali non è un'emergenza. Che le famiglie abbiano contribuito per anni e stiano continuando a farlo nonostante le norme in loro favore, non è un problema urgente. È un tira-e-molla che dura da anni e che riemerge sotto elezioni. Poi l'obiezione che ti fanno più frequentemente è come mai la Corte dei Conti non si sia mai pronunciata in merito per tutti quanti. E che è una faccenda dei Comuni. E il Comune ti dice che c'è l'art. 433 del codice, che il parentado tutto è tenuto agli alimenti, e che l'ente pubblico può intervenire solo se non c'è "danno erariale". Per me è molto, mooolto peggio di una risata in faccia, equivale a dirti che sei un parassita che o non ha voglia di lavorare o non ha pudore a pesare. Equivale a dire che la salute è un fatto meritorio e se sei sfigata/o da avere malati cronici in famiglia, vedi di darti da fare perchè non è così solo per te. Dico che bisognerebbe farne l'esperienza. Mia madre mi ha insegnato a non augurare il male, tuttavia credo che in certi frangenti una temporanea ma sana esperienza di vita sarebbe solo che istruttiva. Un saluto! M.Grazia

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