martedì 31 maggio 2011

«Le famiglie sono lasciate sole in un vuoto assistenziale»



I COMMENTI. La presidente provinciale di Alzheimer Italia punta il dito sulle istituzioni

«C'è un vuoto assistenziale per i malati di Alzheimer e le famiglie vengono colte dalla disperazione. E qualcuno non regge a un peso così grande». Parole di Maria Grazia Ferrari, presidente provinciale dell'associazione Alzheimer Italia. Il sodalizio, che ha attivato numerose iniziative di sostegno per le famiglie dei malati, segue una cinquantina di pazienti in città e altri in provincia. «Ci vuole una rete che prenda in carico le persone», precisa la signora Ferrari, «dal medico di base in su. Purtroppo la realtà è diversa: molti casi vengono diagnosticati tardi, ma intanto la malattia c'è e le famiglie non sanno dove sbattere la testa. E questa è una malattia che distrugge le famiglie se non c'è supporto psicologico. Le persone non sono preparate ad affrontare la realtà del malato di Alzheimer. L'unica risposta concreta è potenziare la rete assistenziale, come prevedono le delibere regionali. La soluzione non è parcheggiare il malato in una casa di riposo ma consentirgli di vivere il resto della sua vita in modo dignitoso, possibilmente a casa sua. Ma le famiglie vanno aiutate».


Il geriatra: «Questo caso è una sconfitta per la medicina e la società»
Il dottor Luigi Grezzana, già primario di Geriatria e autore di libri sull'età «matura», si dice profondamente addolorato della tragedia di Trevenzuolo. E commenta:«L'Alzheimer è la malattia più grave che ci può colpire. Chi vive con un malato rischia di cadere nella depressione. È una malattia drammatica, che ti toglie la vita. Episodi come questo sono una sconfitta per la medicina e per la collettività. E con l'aumento del numero di persone anziane nella nostra società ci saranno sempre più malati. Dobbiamo riflettere su questo e attrezzarci per garantire dignità di vita a questi pazienti. Purtroppo per questa malattia non ci sono farmaci. L'unica cosa su cui si può lavorare è l'ambiente. E per i malati di Alzheimer non è adeguato, e nemmeno per i loro familiari, che si sentono soli, inascoltati. Forse quest'uomo si era confidato con qualcuno. E, forse, non è stato capito».

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