15 luglio 2010 Trasmissione radiofonica di "Tutta la città ne parla" Rai Radio 3
Grazie di cuore per la puntata di oggi. Mia madre ha avuto la diagnosi di Alzheimer 7 anni fa. Da allora, oltre che seguire mia madre, mi occupo di questo problema anche dal punto di vista della comunicazione.
Il vostro è stato uno dei rari contributi ad una seria informazione su questo problema. Troppo spesso troviamo articoli su: dati improbabili (non esistono dati ufficiali sui casi di Alzheimer e Demenza Senile); ricerche (non ancora terminate); sui "rimedi" come la dieta mediterranea, il succo di mela, ecc; la prevenzione come l'articolo di oggi su Repubblica. Della dimensione sociale di questo problema se ne parla poco, veramente poco.
Ma chi ha il problema oggi e non ha il tempo di aspettare i risultati della ricerca, e non piu' in tempo per applicare tutte quelle "improbabili misure preventive" (come fare il cruciverba tutti i giorni) dove sbatte la testa quando non ci sono supporti socio assistenziali?
Della difficolta’ ad assistere questi malati, della latitanza istituzionale (Dal 1999, dopo l'istituzione delle U.V.A. e del Progetto Cronos, il parlamento non si e’ piu' occupato dei pazienti con demenza - un anno fa c'e’ stata anche una petizione per il DDL 496, che non ha portato a nulla), della mancanza di strutture specializzate (ma anche di assistenza domiciliare) sul territorio (ad esempio in Abruzzo c'e’ un solo Centro Diurno Alzheimer che accoglie 20 pazienti, a fronte di circa 15.000 casi in tutta la regione, ed ogni anno rischia di chiudere)... Di tutto questo i mass media fin ad ora non ne hanno parlato, non hanno dato la giusta rilevanza ad un problema molto serio sia a livello sanitario, che sociale. Grazie per questa importante eccezione.
Il vostro è stato uno dei rari contributi ad una seria informazione su questo problema. Troppo spesso troviamo articoli su: dati improbabili (non esistono dati ufficiali sui casi di Alzheimer e Demenza Senile); ricerche (non ancora terminate); sui "rimedi" come la dieta mediterranea, il succo di mela, ecc; la prevenzione come l'articolo di oggi su Repubblica. Della dimensione sociale di questo problema se ne parla poco, veramente poco.
Ma chi ha il problema oggi e non ha il tempo di aspettare i risultati della ricerca, e non piu' in tempo per applicare tutte quelle "improbabili misure preventive" (come fare il cruciverba tutti i giorni) dove sbatte la testa quando non ci sono supporti socio assistenziali?
Della difficolta’ ad assistere questi malati, della latitanza istituzionale (Dal 1999, dopo l'istituzione delle U.V.A. e del Progetto Cronos, il parlamento non si e’ piu' occupato dei pazienti con demenza - un anno fa c'e’ stata anche una petizione per il DDL 496, che non ha portato a nulla), della mancanza di strutture specializzate (ma anche di assistenza domiciliare) sul territorio (ad esempio in Abruzzo c'e’ un solo Centro Diurno Alzheimer che accoglie 20 pazienti, a fronte di circa 15.000 casi in tutta la regione, ed ogni anno rischia di chiudere)... Di tutto questo i mass media fin ad ora non ne hanno parlato, non hanno dato la giusta rilevanza ad un problema molto serio sia a livello sanitario, che sociale. Grazie per questa importante eccezione.
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Gli ospiti:
Marco Trabucchi insegna Neuropsicofarmacologia a Tor Vergata, e’ direttore scientifico del gruppo di ricerca Geriatrica di Brescia, nonche’ autore, insieme a Angelo Bianchetti, diAlzheimer. Malato e familiari di fronte alla perdita del passato (IL Mulino, 2010)
Nicola Gardini insegna Letteratura italiana del Rinascimento e Letteratura comparata all’ Universita’ di Oxford. Il suo ultimo saggio, appena pubblicato per Einaudi, e’ Il Rinascimento, ma ricordiamo il romanzo Lo sconosciuto (Sironi, 2007), dove racconta di un figlio alle prese con la malattia del padre.
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VOCI DALLA CITTA' (articoli, link, bibliografia e idee di oggi)
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